domenica 16 dicembre 2012

L’amore non ha età


                 L’amore non ha età

 

Sto fissando lo schermo nero del mio computer portatile e vedo la mia immagine riflessa: occhiali, chioma arruffata, angoli della bocca rivolti all’ingiù.

Vi chiederete perché le mie labbra non stiano sorridendo, e io andrò a risponderVi con tempestiva prontezza!

Ho appena terminato di vedere la terza e ultima parte di una serie inglese sentimentale, ambientata ai giorni nostri e dai toni melodrammatici, dal titolo: “Leaving”. L’argomento? L’amore impossibile tra una donna matura e un ragazzo molto più giovane di lei.

Ieri ho seguito l’ultima puntata di una serie inglese romantica, ambientata ai giorni nostri e dai toni decisamente comici, a tratti grotteschi, dal titolo: “Me and Mrs. Jones”. L’argomento? L’amore impossibile tra una donna matura e un ragazzo molto più giovane di lei.

Entrambe le storie, pur essendo agli antipodi come atmosfere, dialoghi e intenzioni, si focalizzano sulla medesima tematica: la relazione, sempre problematica, perigliosa e clandestina tra un giovane e una donna più vecchia.

Questo genere d’amore, sia raccontato in un dramma o in una commedia, è sempre un tabu.

Ora, non ho nessuna intenzione di tediarVi con prevedibili disquisizioni sulla differente percezione che si ha quando, invece, è l’uomo il partner più maturo; risulterebbe scontato, prevedibile, e tuttavia legittimo.

Come direbbero gli inglesi: “Let me elaborate!”, permettetemi di elaborare.

Leaving è uno sceneggiato che ha qualcosa già visto altre mille volte, con dialoghi (in lingua originale, per fortuna) piuttosto banali e uno svolgimento non particolarmente accattivante. L’unico punto forte, a mio avviso, risulta essere la recitazione dei protagonisti.

Helen McCrory è una brava attrice fortunata (è sposata con Damian Lewis!), e interpreta Julie, attempata organizzatrice di matrimoni in un bellissimo albergo adagiato nelle campagne inglesi (e dove sennò?). Ogni qualvolta una coppia pronuncia i voti, ella si piazza dietro una colonna e ripete le canoniche parole con un’espressione di fervida partecipazione.

Callum Turner è un promettente attore alle prime armi, più famoso come modello, e interpreta Aaron, delizioso giovanotto alla deriva con il cuore spezzato, costretto a presenziare al matrimonio del fratello con l’ex fidanzata. Per forza ha il cuore spezzato!

Aaron scorgerà Julie dietro la solita colonna, lei, consumata professionista, incapace di trattenere le lacrime ogni volta che una nuova coppia è pronta a credere alla favola del “… e vissero per sempre felici e contenti”.

Lei, sposata da ventidue anni con un uomo che la trascura e con due figli adolescenti che la trattano come una serva … ancora pronta a credere nel sogno dell’amore eterno e nella sacralità del matrimonio.

… scusate … la trama è talmente intrisa di luoghi comuni da risultare davvero imbarazzante!

Purtroppo, non migliorerà nel proseguo: dopo una serie di fastidiosi (per me) tentennamenti, Julie cederà alle romantiche attenzioni del ragazzo, perché Aaron è puro come un giglio, innocente e disarmante, esplicito e temerario come solo gli adolescenti sanno essere. Soprattutto, è innamorato perso!

Vivranno una relazione segreta, almeno per un po’, tra i mille, fastidiosi tentennamenti di lei (sono vecchia, sono sposata, ho due figli, mi vuoi solo per una cosa), fino a che, esposti davanti al pubblico ludibrio dal marito geloso (perché umiliato), vedranno il loro futuro a rischio.

Ci saranno mille, fastidiosi tentennamenti, sempre da parte di Julie che, essendo la figura matura e con esperienza, cambierà idea ogni quarto d’ora, tenterà di vivere con Aaron ogni mattina per poi, verso le quattro del pomeriggio, rendersi conto (sono vecchia, sono sposata, ho due figli, mi vuoi solo per una cosa), che sta rovinando la vita della sua famiglia e tornare, quindi, in seno ai suoi cari.

Dopo l’ennesima fuga, mentre sta facendo da serva al marito e ai figli, ha un’epifania, lascia cadere i piatti a terra (colpo di scena!), e corre a casa di Aaron …

Spoiler ultime battute: … il quale Aaron, che non ha e non avrà mai nessun tentennamento, la lascia all’addiaccio, disperato  ma fermo come una roccia sulla propria decisione (giovane sì, immaturo sì, ma allocco no!).

Il finale vede un nuovo matrimonio (questa volta del miglior amico di Aaron), con Julie dietro la colonna e Aaron, seduto accanto a una graziosa fidanzata, che si scambiano un mesto sorriso rassegnato o consapevole o, forse, non so …

Me and Mrs. Jones è una commediola di grana grossa in sei puntate, che segue le disavventure di Gemma Jones, quarantenne piacente e pasticciona, piena di figli, ex-mariti, nuovi pretendenti e giovani spasimanti.

Recitazione spumeggiante e situazioni esasperate, qualche battuta di vero, sano humour inglese e tonnellate di sciocchezze leggere, da dimenticare dopo un minuto. Puro intrattenimento.

Sarah Alexander interpreta Gemma, biondina sgangherata con enormi occhi azzurri sempre sgranati, che cade in tentazione di fronte alle paroline dolci di Billy, il migliore amico del figlio maggiore.

Robert Sheenan, attore irlandese ricciolino e dal viso fanciullesco (pure!), riesce a rendere il suo personaggio Billy davvero irresistibile.

Io lo trovo irresistibile!

Già molto famoso in UK, Robert non è particolarmente bello, ma ha pacchi di carisma che rovescia a piene mani nella sua recitazione convincente, piacevole, lieve. Prevedo una fulgida carriera e non vedo l’ora di gustarmelo nella produzione americana (sì, sì, è americana!): “The mortal  instruments”, tratto dalla saga romanzesca degli Shadowhunters di Cassandra Clare.

Gemma ha appena trovato un possibile fidanzato, ed è un uomo maturo, ricco, piacente.

Poi, appare Billy, e tutto viene messo in discussione!

Ci sarà solo qualche bacio perché, anche in una serie comica, la possibilità di una vera relazione tra una donna matura e un ragazzo più giovane è sconveniente, scorretta, inaccettabile.

Spoiler: ferma al semaforo rosso, Gemma dovrà scegliere se girare a destra e raggiungere il fidanzato per godersi una vacanza in spa, o mettere la freccia a sinistra e buttarsi, finalmente, tra le braccia del ragazzo che l’aspetta sul tetto di casa per una romantica cenetta.

Chi sceglierà? Ultima sgranata d’occhi, sorriso di chi sa, e la storia finisce! Ci sarà un seguito? Chissà…

Ordunque, tiriamo le fila.

Siamo d’accordo, il melodramma Leaving costruisce le proprie fondamenta sui più beceri luoghi comuni, ma è il finale scontato che corrobora l’assioma comunemente accettato: relazione donna matura + ragazzo giovane = fallimento.

Dico io: è sensato vivere un’esistenza di consapevole rassegnazione, privata della possibilità di assaporare emozioni perché queste hanno una (possibile) scadenza?

I matrimoni non hanno forse una scadenza? Le relazioni d’amore non finiscono anche quando sembrano perfette sulla carta?

Di quali rassicurazioni abbiamo bisogno? Di quali certezze? Perché non possiamo viverci una storia dai presupposti privi di qualsiasi garanzia?

E chi lo dice che sia destinata a fallire?

Mi potete spiegare perché una donna che ha una relazione con un giovane si debba triturare le ovaie (e farsele triturare) da una vocina che non vede l’ora di sentenziare : “Te l’avevo detto, te l’avevo detto!”?

Stremata dai punti interrogativi, passo all’elencone di luoghi comuni (tediandoVi anche un po’! :) ):

-una relazione con un partner  giovane non può essere seria; per un uomo non è un problema, per una donna lo è

-lui si stancherà

-la donna invecchia peggio dell’uomo

-che cosa penserà la gente?

-sembri sua madre (se è l’uomo a sembrare il padre della giovane compagna, non frega niente a nessuno)

-prima o poi, il ragazzo crescerà e vorrà una famiglia e dei figli

-di quali argomenti parlate? (evidentemente questo vale solo per le donne mature. Gli uomini maturi non sono interessati al dialogo).

-come fai a non pensare ai tuoi cari? (mariti assenti, figli menefreghisti, parenti impiccioni)

Potrei continuare, ma concludo queste mie annotazioni, più serie che facete, difendendo il diritto alla felicità, soprattutto delle donne.

Perché credo che un uomo debba aspirare alla propria felicità nel rispetto delle persone che lo circondano, e più ancora una donna.

Perché non sono solo gli uomini a credere in questi luoghi comuni dove le donne sono sempre in perdita.

Siamo noi.

Ragazze, carpe diem!

Come mirabile esempio, Vi invito a guardare questi pochi minuti finali, in lingua originale, di un film molto bello e pertinente, intitolato “Le piace Brahams? con un meraviglioso Anthony Perkins, una malinconica Ingrid Bergman e un Yves Montand faccia da schiaffi.

Ah, che bel film! Altri tempi, altra classe, ma stesse tematiche e stesso finale… scegliamo di essere infelici perchè i luoghi comuni, in fondo, sono più rassicuranti dell’imprevedibile.



http://lavocenascosta.wordpress.com/2012/12/17/lamore-non-ha-eta/


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